CINEMATERAPIA (del #lunedì) | TI (S)CONSIGLIO UN FILM - KNOCK KNOCK - Quella sostenibile ingiustizia della punizione meritata...

Secondo appuntamento con la rubrica di riflessioni cinematografiche a partire da quei film che "lasciano il dubbio", "fanno pensare", "hanno quel certo non so che". Almeno per me che scrivo, ovviamente.  Recentemente sono incappata in Knock Knock, storia che potrei definire un mixaggio tra il famoso film degli anni ottanta Attrazione fatale (1987) e, ovviamente Funny games, opera del 1997, anche se l'ispirazione iniziale del regista sembra derivi da Death Game (1977).

Keanu Reeves mostra i muscoli dell'uomo di mezza età, sfoggia un "Io" solare da sempliciotto, contenuto nei binari di un'affettività di ruolo: il bravo marito dell'artista affermata, il padre affettuoso. Che cosa si nasconde nell'Ombra del protagonista?
Che cosa accade quando sua moglie Karen parte insieme ai bambini per una gita e due perfette sconosciute, giovani e bellissime, escono dal nulla e bussano alla porta?


1. Knock Knock è un film del regista Eli Roth, ben noto al pubblico per Hostel ed è efinibile come horror erotico, in parte, ma anche come thriller psicologico. 

2. La trama in poche righe: Evan Webber è un marito ideale per la moglie Karen e un padre perfetto per i propri figli, fino a quando non incontra Genesis e Bel, due giovani donne criminali dalla mente perversa, con un vissuto di abusi sessuali e psicologici alle spalle e un odio profondo verso gli uomini. In una sera di pioggia le due bussano alla sua porta. Da quel momento, tra seduzione e vere e proprie costrizioni, atti di vandalismo e minacce, Keanu-Evan diventa prigioniero degli eventi in casa sua. 


CONSIGLIO

RIFLESSIONI SULL'ANIMA NERA DELL'UOMO "PER BENE" E IL "ME L'HANNO FATTO FARE"

Un corpo nudo e un'anima consenziente; una proposta sessuale offerta su un vassoio d'argento è una calamita irresistibile persino per l'uomo più innamorato? E quando i corpi a disposizione sono due? E quando la moglie di un uomo ha latitato a causa dei propri impegni - non è stata, come dire, "sufficientemente amante" negli ultimi tempi - può il marito resistere alla seduzione di una o di due fanciulle? Può essere che l'amore coniugale sia profondamente tale da proteggere il rapporto da infiltrazioni anche "solo sessuali" in qualunque momento, per qualsivoglia motivo, in ogni immaginabile contesto? Keanu, è scontato, non resiste. Ci prova, dai, concediamogli questa attenuante. Tenta di cacciare fuori dalla porta e dalla propria testa le due ragazze e l'idea del godimento cascatogli tra le braccia come un dono in una notte di pioggia. Ma fuori piove, appunto - fuori diluvia. Vuoi mica che le due bellissime sconosciute si bagnino e si ammalino? Una certa tenerezza per questo "povero" uomo, costretto a cedere alle avances organizzate delle sue ospiti, all'abile opera delle due, potrebbe anche accendere noi spettatori di stizza. Potremmo pensare che lui sia innocente, in fondo. Sono loro che glielo stanno facendo fare. In questo rompicapo il regista è stato molto in gamba: ci porta per un attimo al pensiero fallocentrico, Alla vicinanza pericolosa con il senso del comune annullamento che porta alcuni a dire: "Me l'hanno fatto fare."
Anche gli stupratori e i loro sostenitori dal "comune senso dell'orrore", a volte si difendono dando la colpa alle minigonne.
Ci rispecchiamo negli istinti. Non dobbiamo cascare in quel girone infernale di anomia. Il regista ci manipola, ma noi spettatori possiamo aprire gli occhi e allora scopriremo che...

SIAMO COINVOLTI NEL GIOCO

Come uomini e come donne, il gioco ci chiama. Ci identifichiamo di volta in volta nei personaggi. Quando prendiamo le difese dell'uno, ci troviamo a dare delle "psicopatiche" alle due criminali, ma quando pensiamo "vittime di abusi", ci ritroviamo a proiettare l'aggressore sessuale sull'unico rappresentante del sesso maschile che recita nel film, dimenticando per un attimo le crudeltà che gli vengono inflitte. Per non parlare del momento in cui Evan-Keanu è indotto a ripetere alcune frasi sconcertanti e al limite della pedofilia incestuosa davanti alla videocamera di un telefonino, poco prima di essere definitivamente svelato con una condivisione in un noto social network. La risata amara finale è inevitabile, io credo. Ci troviamo spiazzati di fronte alla (in)-sostenibile ingiustizia della punizione (forse) meritata. Come donne, possiamo prendere immediatamente le parti della moglie e dei figli appena rientrati dalla breve vacanza, fermi a bocca aperta sulla soglia di una casa distrutta. Come uomini, possiamo tossicchiare, pensando che cosa mai faremmo, se capitassimo per sbaglio in una situazione del genere. Come donne, potremmo provare a immaginare il contrario: noi sedotte e costrette da un paio di criminali vendicativi nei confronti del genere femminile. Ma sarebbe troppo facile, troppo scontato: sarebbe subito stupro. E allora, meglio il dubbio. La perplessità sul confine. L'ingiustizia è sostenibile, in certi casi. Basta accogliere l'ansia che ci afferra.

SCONSIGLIO

Agli ansiosi.





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